1792-Noi-Maurizio-Gherardini- Marchese di Castelnuovo di Garfagnana-Scurano -Bazzano -Pianzo-Monchio e Roncaldo–Conte di Sanpolo D’Enza –Signore di Vasto Montechiara –Feudatario di Bardolino Signore di Montorio-Sorgatti ecc –Ministro Plenipotenziario dell’Imperatore e Re0 Austriaco ,presso S.M.il Re’ di Sardegna  dato a Torino.

1792-Noi-Maurizio-Gherardini-
Marchese di Castelnuovo di Garfagnana-Scurano -Bazzano -Pianzo-Monchio e Roncaldo–Conte di Sanpolo D’Enza –Signore di Vasto Montechiara –Feudatario di Bardolino Signore di Montorio-Sorgatti ecc –Ministro Plenipotenziario dell’Imperatore e Re0 Austriaco ,presso S.M.il Re’ di Sardegna  dato a Torino.
Art.Nr 2045
Il marchese Maurizio Gherardini nacque a Verona a metà del XVIII secolo. Nel 1760 entrò come collegiale al S. Carlo di Modena, ove rimase almeno fino al 1771, anno in cui ottenne il principato nell’accademia di belle lettere. Fu ministro presso S. M. Sarda: viene infatti citato anche dal Campori, nella Sua storia del collegio, come ministro e diplomatico ma negli scritti dell’epoca si evince che la sua posizione più che di prestigio era, in realtà, di compromesso continuo fra le politiche e i potenti presso i quali era chiamato a dar conto del suo operato. Gherardini infatti dipendeva dal Duca di Modena per la signoria feudale di Castelnuovo, culla originaria della sua famiglia poi insediatasi a Verona, ma aveva una moglie lombarda ed era a servizio austriaco. Viene descritto come un gentiluomo colto e liberale, istruitosi viaggiando molti anni con studio e con profitto. Era stato in Polonia nel 1779 e da questo paese aveva corrisposto con l’abate Casti raccontando della corruzione de patriziato di quello stato confrontandolo con i pari grado d’Inghilterra, situazioni che evidentemente conosceva bene; più tardi rappresentò per qualche tempo il duca di Modena a Vienna. Qui fu apprezzato da Giuseppe II al punto da passare al suo servizio poco prima del 1789 ed essere poi inviato, come Ministro Plenipotenziario per l’Austria, a Torino presso i Savoia. La sua conoscenza ed esperienza presso le grandi casate nobiliari europee lo portarono all’apprezzamento dell’ordinamento costituzionale, soprattutto in materia di giustizia, perché capiva e non apprezzava affatto le lungaggini e la parzialità dei processi negli stati monarchici. Nonostante le sue simpatie antimonarchiche non spalleggiò la rivoluzione francese. Ragghianti schedò il suo ritratto una prima volta nel 1939 accostandolo ad altri ritratti presenti in collezione e leggendovi l’opera di un pittore bolognese o educato a Bologna, affine al Torelli, al quale assegnare anche altri dipinti presenti in collezione: ipotizzò per questo e per gli altri ritratti il nome di Girolamo Vannulli, artista del quale il Tiraboschi ricorda i numerosi ritratti nel Collegio San Carlo